Livro: Os Tisos, sinônimo de festa, alegria e muita música Linhagens
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Abaixo a origem da FAMÍLIA TISO. Somente resumo
disponível, porque a página é paga. Nesta nota os Tiso são
oriundos de BARI, ao sul da Itália
Conde Tiso – o primeiro antecedente
de que se tem documentada a história da família em PADOVA/IT CAMPOSAMPIERO, Tiso (Tiso
Novello, Tiso Maggiore, Tisone)
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17
(1974) CAMPOSAMPIERO, Tiso (Tiso Novello, Tiso Maggiore, Tisone) da. - Sesto
di questo nome, figlio di
Tisolino e di Cunizza da Onara o da Romano, nacque nella seconda metà del sec. XII, forse a Padova, di cui fu cittadino. A Padova possedeva infatti una casa da lui venduta nel
1215 al Comune che la abbatté
per edificare al suo
posto le proprie sedi, e della quale sopravvive la torre detta "turris alba". Fu vassallo del vescovo di Padova al quale fornì,
assieme a tutta la "curia vassallorum", il
contributo alle spese che il vescovo
avrebbe incontrato in occasione della incoronazione di Ottone IV imperatore nel 1209. Nel 1227 il
vescovo gli confermò un feudo. Ma il C. fu
vassallo anche del vescovo di Treviso che nel
1191 lo investì di alcune terre e al quale tre
anni dopo dovette restituire dei beni
indebitamente occupati assieme
al fratello Gherardo. Il C., che condivise
le vicende del fratello nell'ultimo decennio del sec. XII, si trovò a dover fronteggiare l'ostilità dei da Romano, ma non
prese parte attiva alla vita del
Comune trevisano. Decisivo per lui
fu l'accostamento al marchese
Azzo VI d'Este avvenuto
in occasione del fatto di Campreto del 1204, quando assieme a Gherardo dovette difendere i propri diritti su questo
castello contro le rivendicazioni di Ezzelino da Romano detto il Monaco. Da allora in avanti l'azione del
C. fu strettamente legata al partito guelfo e agli Estensi, Azzo VI, Aldobrandino e Azzo VII, dei quali godette la piena
fiducia. A Verona nel
1206, secondo il
Bonifaccio, avrebbe parteggiato per i San Bonifacio
contro la fazione dei Montecchi. La Cronacadi Rolandino poi attribuisce al
C. e al fratello la responsabilità dell'attentato, avvenuto nello stesso anno a Venezia, contro Ezzelino il Monaco, che
invece, secondo il Maurisio, contemporaneo all'accaduto, sarebbe stata opera del marchese d'Este. Sempre secondo quel cronista, nel 1209 il
C. avrebbe favorito l'alleanza
del Comune di Padova con il da Romano che portò a una grave sconfitta dell'Estense, ma l'affermazione
è poco credibile alla luce degli
avvenimenti successivi.
Il C., infatti, fu testimone a Verona nel 1212 al testamento di Azzo VI e assieme ad Alberto da
Baone, col quale era imparentato, assunse la tutela di Azzo VII. Seguì il
fratello di questo, Aldobrandino, nella spedizione di conquista della
Marca d'Ancona, concessa agli Estensi dal papa Innocenzo III, che fu preparata
alla fine del 1213 in
Padova. Aldobrandino morì
avvelenato nel 1215 ad Ancona, mentre il C. venne
fatto prigioniero in battaglia dai conti di Celano, ghibellini, i quali, grazie all'investitura imperiale, rivendicavano per sé il
possesso della Marca. La prigionia
durò alcuni anni e, secondo la testimonianza
di Rolandino, il C. fu liberato per l'intervento e l'interessamento
dello stesso Azzo VII. Riacquistata la libertà,
fu nominato vicario della Marca anconitana per il marchese, a partire probabilmente dal 1218, perché nel 1217 Onorio III aveva riconfermato l'investitura della Marca d'Ancona ad Azzo VII. La ribellione della provincia agli Estensi e alla Chiesa romana pose fine anche al
governo del Camposampiero.
In una lettera del 1225, indirizzata ad Azzo VII, Onorio III accusò esplicitamente il C. di avere contribuito alla defezione della Marca esasperando gli abitanti con inopportune esazioni di denaro. Insieme con il marchese
d'Este, il C. si trovò al seguito di Federico II
durante l'agosto e il settembre del 1220 ed appare come testimone in alcuni atti dell'imperatore e del cancelliere imperiale Corrado di Metz. Uno scontro diretto contrappose nel 1228 il C. ad Ezzelino
III da Romano che si era impadronito
del castello di Fonte,
possesso dei Camposampiero, prendendo prigioniero il nipote del C., Guglielmo, bambino di tre anni. L'azione, secondo le
ragioni esposte in un discorso che
Rolandino fa pronunciare ad Ezzelino, aveva lo scopo
di por fine alle scorrerie,
contro i beni propri e degli amici, che partivano
da quel castello, e il desiderio di vendicare i torti recati dai Caniposampiero alla propria famiglia. Il C. si rivolse allora al
Comune di Padova che con
una straordinaria partecipazione
di popolo decise il ricorso alle
armi. Un tentativo di mediazione di Venezia fallì e il
podestà Stefano Badoer condusse le milizie padovane
contro Bassano, tenuta da Alberico da Romano.
Le esortazioni alla prudenza di Ezzelino il Monaco
e l'intervento di alcuni magnati padovani suoi fautori indussero infine Ezzelino, che aveva già reso
in precedenza il bambino,
a restituire anche il castello di Fonte. Ma, approfittando di una momentanea
discordia tra i due fratelli
da Romano e con l'intento
di diminuirne la potenza affermatasi in Vicenza, Verona e Treviso, nel 1229 il C., assieme al marchese
d'Este e al conte di San
Bonifacio, fu l'istigatore
di una rivolta contro Alberico a Bassano, che tuttavia fu prontamente domata da Ezzelino. Negli anni immediatamente seguenti fu implicato in una complessa questione patrimoniale.
Fin dal 1216 i Camposampiero erano in possesso
della curia di S. Andrea acquistata per opera di Giacomo,
figlio del
C., dal dissipatore
dantesco Iacopo da Sant'Andrea,
del quale il C. era stato mallevadore nel 1212 per un suo debito con il vescovo e l'arciprete di Padova. Iacopo tentò di riacquistarla, e di
fronte al rifiuto ricevuto, nel 1230 congiurò con numerosi magnati padovani, attentando alla vita del Camposampiero.
Nel 1232, nonostante
un intervento di Gregorio
IX in difesa dei diritti
dei Camposampiero, il vescovo Iacopo Corrado chiedeva davanti ai giudici del podestà
di rientrare in possesso della
curia di S. Andrea indebitamente alienata perché feudo del vescovado, volendo favorire in tal modo Iacopo da Sant'Andrea con il quale
si era accordato. Il C. morì
prima di vedere definita la questione. Partecipò, secondo il Picotti,
alla lega del marchese d'Este, del conte di San Bonifacio, dei Comuni di Padova e di Conegliano e dei Caminesi che inferse nel
1232 una grave sconfitta ai Trevisani
condotti da Alberico da
Romano, di recente passato alla
parte imperiale col fratello. L'anno seguente i Caminesi, Conegliano e Ceneda, per rafforzare la
propria posizione nel confronti di Treviso e di Ezzelino, giurarono la sottomissione al Comune di
Padova: al giuramento, prestato nel Consiglio padovano l'11 aprile da Biaquino da Camino come procuratore di Conegliano, era presente il Camposampiero. Poco dopo (28 ag. 1233), la pace di Paquara portava ad una effimera
conciliazione generale,
ma secondo l'affermazione
di Pietro Gerardo, il paciere
fra' Giovanni da Schio non riuscì a mettere d'accordo il C. con i da Romano.
Contrariamente a quanto asseriscono alcuni cronisti e storici, il
padovano "Tiso
comes" podestà a Conegliano
nel 1233 non è il Camposampiero. Il C. fu protettore dei frati minori per i quali edificò un convento a Camposampiero presso la
chiesa di S. Giovanni evangelista, dove fu ospitato
s. Antonio da Padova. Morì nel
1234, dopo il 21 marzo e prima del 13 giugno. Il Chronicon Marchiae Tarvisinae..., annotandone
la morte, lo definisce: "amicus interimus marchionis et inimicus constantissimus Eccelini" (p. 11). Fu sepolto a Camposampiero nella chiesa di S. Pietro. Aveva sposato in prime nozze una da Camino, forse Rovagnana detta anche Giovanna, dalla quale ebbe
un figlio, Giacomo, che
nel 1228 doveva essere già morto perché non è ricordato alcun suo intervento
per la liberazione del proprio figlio
Guglielmo prigioniero di Ezzelino. Attorno al 1228, per assicurare
la discendenza alla famiglia, sposò in seconde nozze Gardionisia da Peraga, dalla quale ebbe due
figli: Gherardo, morto
bambino, e Tiso (VII). Fonti e Bibl.: Padova, Arch. capitolare, Episcopi,
I, perg. 102; III, perg.
246-248, 253-2545 257, 260, 262; Treviso, Arch. vescovile,
cod. AC., ff. 6v, 64v;
Padova, Bibl. del Seminario
vescovile, ms. 518: G. Brunacci, Codice dipl. padovano, pp.
1513, 1532; G. Maurisii Cronica…, in Rerum Italicarum Scriptores, 2 ed., VIII, 4, a cura di G. Soranzo,
pp. 14, 26; Rolandini Patavini Cronica..., ibid., VIII, 1, a cura di A. Bonardi, pp.
1521, 26 s., 31-39, 44, 96; Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae, ibid., VIII, 3, a
cura di L. A. Botteghi, p. 11; Liber regiminum Padue, ibid., VIII, 1, a cura di A. Bonardi, pp. 303, 310; J. F. Böhmer, Regesta
Imperii..., V,a
cura di J. Ficker-E. Winkelmann,
Innsbruck 1881-1901,
nn. 1161, 1173, 12618,12620; P. Gerardo, Vita
et gesti
d'Ezzelino III…, Venezia
1543, p. 31v; E. I. Salomonii Agri
Patavini inscriptiones, Patavii 1696, p. 243; L. A. Muratori, Delle
antichità estensi..., I, Modena
1717, pp. 404, 422-26; Id., Antiquitates
Italicae..., I,Mediolani 1738, coll. 333 s.; G. Bonifaccio, Istoria
di Trevigi..., Venezia 1744, p. 159; G. B. Verci, Storia
della Marca trivigiana..., I, Venezia
1786, doc.
LXIII p. 51; A. Gloria, Monumenti
dell'univ. di Padova (1222-1318), Venezia
1884, pp. 63, 211, 213, doc. p.
5; G. B, pp. 49-53, Picotti, I Caminesi..., Livorno 1905, G.
Camposampiero, Domus de
Campo Sancti Petri. Storia genealogica dei Camposampiero, in Boll. del Museo
civico di Padova, LVIII (1969), pp. 215-63. Sites com citações sobre o Conde Tiso
em português e em italiano são vários, entre eles citamos abaixo: http://www.ilcamminodisantantonio.org/ita/pagina.asp?id=51 http://it.wikipedia.org/wiki/Tiso_VIII_da_Camposampiero http://it.wikipedia.org/wiki/Tiso_VI_da_Camposampiero
http://it.wikipedia.org/wiki/Camposampiero_(famiglia)
http://conventosantoantonio.org.br/santoantonio/camposampiero-o-transito-de-santo-antonio
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